Intercultura

Il dromedario e il cammello
di Gianni Rodari
(Il secondo libro delle filastrocche)

“Una volta un dromedario, incontrando un cammello,
gli disse: - Ti compiango, carissimo fratello:
saresti un dromedario magnifico anche tu
se solo non avessi quella brutta gobba in più.
Il cammello gli rispose: - Mi hai rubato la parola.
È una sfortuna per te avere una gobba sola.
Ti manca poco ad essere un cammello perfetto:
con te la natura ha sbagliato per difetto.
La bizzarra querela durò tutto un mattino.
In un canto ad ascoltare stava un vecchio beduino
e tra sé intanto pensava: - Poveretti tutti e due
ognuno trova belle soltanto le gobbe sue.
Così spesso ragiona al mondo tanta gente
che trova sbagliato ciò che è solo differente.”

L'INTERCULTURA AL DON MILANI
L’Intercultura si potrebbe definire come un insieme di scambi e rapporti che si instaurano tra diverse culture. Al don Milani ha significato ulteriore di ascolto e accompagnamento di chi arriva dall’estero, o chi vive in Italia da qualche anno, in un percorso formativo di crescita scolastica e personale che sia forte e positivo per il futuro. Non di meno però stanno a cuore all’istituto le difficoltà e le potenzialità dei ragazzi di seconda generazione, coloro che troppo spesso vengono considerati italiani a tutti gli effetti, ma che in realtà nascondono risorse di altre culture. Nel nostro tempo ed in un Paese come il nostro, terra di passaggio, di emigranti e di immigrati, l’intercultura non può più essere vissuta come problematica, ma deve divenire proiezione futura di una società multiculturale nella quale “interazione” e piacere di conoscersi siano la normalità per le generazioni che costruiranno il futuro. L’idea di fondo è quella di cercare e valorizzare le peculiarità di ogni studente, aiutandolo a superare le difficoltà linguistiche e le incomprensioni di culture a confronto, alleviando così l’impatto con la realtà nuova ed il distacco dal Paese d’origine.
Interagire senza pregiudizi, senza barriere ideologiche deve essere il traguardo delle nuove generazioni. Giudicare l’individuo e non la sua provenienza, la sua religione, le sue abitudini come condizioni vincolanti del suo essere e agire in ogni situazione, è la sfida da proporre a tutti, italiani e non, al fine di non cadere vittime di luoghi comuni e di incomprensioni insormontabili, lasciandoci la possibilità di vivere in una dimensione sociale aperta all’altro da sé e disposta a conoscere il resto del mondo nella convinzione che "In questo mondo non ci sono stranieri, ma soltanto fratelli e sorelle che compiono il loro percorso nella vita. Siamo ospiti temporanei della Madre Terra, su cui vivremo al massimo un centinaio d'anni" (Dalai Lama).